Lettera di Ossorio a Monti Necessario tagliare gli sprechi e ridare ossigeno alle imprese

Lo sviluppo non si ottiene per decreto

Lettera inviata dall’on. Giuseppe Ossorio, Repubblicani-Azionisti, al Presidente del Consiglio dei Ministri, Sen. Prof. Mario Monti

Gentile Presidente, rivolgo alla sua cortese e particolare attenzione il contenuto della mia Interpellanza urgente (n. 2-1427) sottoscritta dall’on Francesco Nucara, alla quale ha risposto in Aula il Sottosegretario Gianfranco Polillo, il 29 scorso. Sono certo che vorrà comprenderne le ragioni di questa nostra iniziativa.

Il Governo che Ella presiede è stato chiamato ad una serie di interventi particolarmente complessi, quanto obbligatoriamente incisivi. E il Gruppo dei Repubblicani lo sosterrà con convinzione. La complessità dell’opera che ha di fronte è aumentata dalla necessità che determinate misure siano definite in tempi rapidi che non coincidono con quelli tradizionalmente legati ai rituali della politica italiana.

Il Paese intero si ritrova di fronte ad una rivoluzione culturale, ad una nuova realtà dell’agire politico ed istituzionale. Non è un adattamento semplice. Tutti i provvedimenti toccano concretamente la vita quotidiana di milioni di nostri concittadini, che hanno, finora, reagito e rispondono con dignità e responsabilità ai sacrifici cui sono stati chiamati.

Siamo ora alla vigilia di un altro importante, determinante, impegno parlamentare: presto inizieremo a discutere la riforma del mercato del lavoro. Ebbene, mi permetto al riguardo di evidenziare come questa debba essere contestualizzata e vincolata, armonizzata, ad una serie di misure che sono parte integrante della riforma. In molti hanno ricordato che lo sviluppo non si ottiene per decreto. E’ vero. Così come è vero che il rigore sia l’unica base possibile su cui fondare uno sviluppo sostenibile.

Ebbene, in questo contesto è l’Impresa, non la norma, l’attore principale per lo sviluppo. Alle norme, però, resta il compito fondamentale di eliminare gli ostacoli, molto spesso burocratici, che possano frenare l’iniziativa e creare un ambiente a questa favorevole. In questo senso mi pare di poter interpretare le iniziative prese dal suo Governo.

In questo senso e a questo fine, come le rappresentavo, la scorsa settimana ho presentato ed illustrato un’Interpellanza urgente alla Camera dei Deputati.

Ho chiesto al Governo se intenda intervenire affinché la proposta di distribuire le risorse finanziarie, che attualmente restano inutilizzate a causa del regime vincolistico del "Patto di stabilità interno", possa essere discussa e vagliata come risorsa aggiuntiva per risolvere il problema dei ritardi dei pagamenti delle Pubbliche amministrazioni e contribuire, così, almeno alla stabilità se non al rilancio del sistema nel suo complesso. E a questo fine ho proposto l’istituzione di un "Fondo di Garanzia Nazionale", nel quale far confluire i fondi non spesi dalle Regioni che hanno un eccesso di risorse rispetto ai limiti del Patto di stabilità.

Mi chiedo ed ho chiesto ufficialmente in Aula se è possibile, in questo momento, permetterci di mantenere inutilizzate risorse finanziarie, che potrebbero invece essere utilizzate come ossigeno per molte imprese italiane. Sono in numero considerevole - come Ella ben sa - quelle che vantano consistenti crediti verso la Pubblica Amministrazione. La finanza locale versa in condizioni precarie, soprattutto al Sud. L’insolvenza degli Enti locali e delle Regioni si ripercuote sui bilanci delle Imprese, che per avventura hanno instaurato rapporti contrattuali con essi.

Può esistere una politica di rigore che contempli lo spreco o comunque il mancato utilizzo di risorse pubbliche? Me lo chiedo da Repubblicano in un’ottica assolutamente e squisitamente nazionale, del tutto scevra da speculazioni di carattere territoriale e localistiche, che considero, invece, una delle principali minacce al percorso di rigoroso risanamento che il suo governo porta avanti. Il sistema Paese può reagire solo in un’ottica generale, complessiva, nazionale.

Esistono anche moltissime aziende, imprese del nord, che hanno lavorato e lavorano in aree del paese nelle quali le Amministra-zioni pubbliche non riescono a fare fronte ai loro impegni. Molte altre potrebbero investire in queste aree e non lo fanno principalmente perché i lunghi tempi dei pagamenti dell’Amministrazione pubblica sono insopportabili.

In una fase come quella attuale nella quale anche il sistema bancario mostra evidenti segnali di difficoltà, e l’accesso al credito diventa sempre più difficile, l’azione della Pubblica amministrazione può diventare una valvola di stabilità fondamentale. Essa può ridare ossigeno a moltissime Imprese.

La liquidità che la Pubblica Amministrazione, nei suoi più diversi livelli, può immettere nel sistema rappresenta un’opportunità che Ella dovrà considerare, mi permetto aggiungere, con l’urgenza che merita. Al contrario, essa con i suoi ritardi diventa un problema aggiuntivo, invece che una risorsa. Rappresenta un ostacolo in più per il possibile rilancio.

Nella risposta che il Rappresentante del Governo ha fornito in Aula all’interpellanza vengono giustamente ricordati i numerosi interventi, effettuati negli ultimi anni, per cercare di risolvere tale criticità: dall’art. 9 del D.L. n. 78 del 1° luglio 2009, al più recente art. 13, comma 1, della L. n.183 del 12 novembre 2011. Nonché, la previsione di una disciplina con un Decreto del Ministero dell’Economia, che sarebbe adottata sentita la Conferenza unificata.

Per quanto utili e necessari non sono affatto risolutivi, almeno non così, sono stati percepiti ed avvertiti.

Signor Presidente, se l’azione del Suo Governo è utile, lo è perché riesce ad essere tempestiva ed efficace, ha prodotto cioè effetti concreti avvertiti dalla popolazione. Ma se sono avvertiti, come è inevitabile che sia, gli effetti del rigore, con altrettanta efficacia si deve operare perché vengano avvertiti anche quegli interventi che vanno incontro alle necessità dei nostri concittadini.

In entrambi i casi, si deve ottenere la stessa efficacia. In caso contrario i rischi sono ristagno e disillusione. Entrambi non possiamo permetterceli.

Per questo motivo mi permetto di rivolgermi alla Sua attenzione con questa mia lettera, perché credo sia necessario valutare, nelle sedi opportune, come mettere in campo, in tempi necessariamente rapidi, una serie di interventi che garantiscano l’effettivo pagamento di quanto dovuto dalle Pubbliche Amministrazioni a molte Imprese italiane, ormai sull’orlo del fallimento. E, purtroppo, molte sono già fallite per l’insolvenza delle Regioni e degli Enti locali.

E parimenti, affinché si possa sviluppare il necessario confronto sulla possibilità di una strategia di interventi strutturali, che faccia proprio degli investimenti della Pubblica Amministrazione una risorsa aggiuntiva, fondamentale per immettere liquidità nel tessuto economico e sociale del paese, facendone così uno dei pilastri su cui fondare il rilancio del sistema Italia.

On. Giuseppe Ossorio, Repubblicani-azionisti